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Achille

22/12/2023 @ h. 08.00 17.00

L’opera, in forma di poema, è una sorta di biografia dell’eroe omerico. Nel frammento in questione, Teti, la madre di Achille, presaga del suo destino di morte a Troia, all’insaputa del padre, nasconde il figlio nell’isola di Sciro. Alla lettura di questo frammento scorgiamo una certa familiarità con una nostra vicenda personale.

Da questa suggestione comincia il nostro lavoro di ricerca attraverso un doppio binario: quello della grande storia del poema epico e quello della vicenda privata, piccola, personale, in cui il narratore è il protagonista in prima persona delle vicende narrate. Una storia che si presenta come vera e forse lo è, ma da cui non è più possibile scorgere i confini tra autobiografia e finzione.

Filo rosso che unisce i protagonisti della nostra storia è l’elemento della fragilità. Anche il grande Achille, semidio mitico, ha un punto debole: il suo tallone: ma non è forse l’accettazione di questa fragilità il suo vero atto eroico cosi come quella del nostro personaggio? Se è dunque vero che la forza risiede nell’accettazione delle proprie fragilità sarà anche vero che questa storia potrebbe riguardare ogni uno di noi. Achille parla di paternità, della complessa relazione a tra un padre e un figlio.

Achille è un ragazzo alto 193 cm, pesa 110 kg, porta i capelli lunghi, veste al reparto caccia Decathlon e assomiglia molto all’eroe del poema classico. Omero non descrive mai fisicamente Achille ma ne canta l’ira, la dolcezza e la fragilità. “Ma quando il desiderio di bere e mangiare fu placato, Priamo si mise ad ammirare Achille. Quant’era alto e : aveva il volto di un Dio . Achille, a sua volta, si mise a guardare il bel volto di Priamo e ad ascoltare le sue parole. Per un attimo rivide in lui suo padre. E furono sazi di essersi l’un l’altro”. (Il, XXIV, v.800 ss)

Note di regia: Achille è una storia dalle forti componenti autobiografiche che ci ha spinto ad imprimere alla scena, attraverso l’uso di riprese video, un taglio decisamente documentaristico.
Abbiamo immaginato una scena scarna: un acquario con un pesce rosso, un telo su cui proiettare foto e filmati in presa diretta.
La musica, live, è immersa dentro una drammaturgia sonora liquida, dove il rumore di acque è pericolo, protezione e via di fuga.